Omelia III Domenica di Quaresima – A
 
 
Ci sono episodi, espressioni particolari – nella vita di un essere umano – che rivelano, più di ogni altra cosa, l’anima di una persona. Cioè quello di cui vive e del suo modo di comunicare con gli altri o con la vita, rivelando appunto la parte più segreta e profonda del suo essere. Così, un gesto di accoglienza, un sorriso, una frase detta al momento giusto o al punto giusto in un incontro o in una conversazione, sono in grado di dirci di quella persona particolare molte più cose di mille parole.
Ed è quanto noi possiamo capire di Gesù cogliendolo in quell’indimenticabile episodio della Samaritana, raccontato dall’Evangelista Giovanni. La scena è degna della penna di un grande romanziere che, in pochi tratti essenziali, riesce a tracciare di un suo personaggio un “ritratto” preciso e inconfondibile. Gesù giunge alla cittadina di Sicar ed è “affaticato dal viaggio”. La sua vita, infatti, è un continuo peregrinare da un villaggio all’altro per annunciare quel mondo migliore che Dio sogna per tutti gli uomini. Ha bisogno, quindi, di riposo e così siede presso “il pozzo di Giacobbe”. Di lì a poco arriva una donna sconosciuta e senza nome, detta semplicemente la Samaritana. Ed è con grande spontaneità che Gesù inizia a dialogare con lei: «dammi da bere”.
La donna è molto sorpresa da questo atteggiamento di Gesù che non mostra alcun atto di superiorità verso di lei e per di più entra in contatto con una persona che appartiene ad un popolo impuro e spregevole come i samaritani. Questo è assolutamente inimmaginabile in Israele. Invece, tra Gesù e la donna si è subito creato un clima nuovo, più umano e reale. Anche noi dobbiamo cogliere questo “clima” umano dell’incontro tra Gesù e la Samaritana, se vogliamo coglierne il “messaggio” profondo e consolante per la nostra fede. S. Teresa d’Avila era stata sempre affascinata, fin da adolescente, da questo quadretto della testimonianza evangelica che sembra svelare, più di ogni altra cosa, l’umanità di Gesù. E noi con lei.
Nel dialogo, tuttavia, Gesù esprime la sua anima più profonda e vera:« Se tu conoscessi il dono di Dio». Ed è una espressione rivolta a tutti noi: ah, se conoscessimo realmente il dono di Dio, quel dono della sua salvezza che è Gesù! Ma noi, come la Samaritana, non conosciamo la gratuità: siamo oppressi dai problemi di ogni giorno, dalla fatica del lavoro, dalle sconfitte della vita, e perfino i nostri sentimenti – a contatto con la durezza della vita – si vanno spegnendo. Come la Samaritana che ha avuto cinque mariti ed è più sola che mai. Ma quando sentiamo Gesù parlare di un’acqua che toglie la sete, di una sorgente interiore che zampilla con forza, sorge in noi l’anelito di una vita piena e feconda. Un anelito di vita presente in tutti noi:« Signore, dammi da bere».
Se conoscessimo davvero il dono di Dio! Molte persone abbandonano la fede ed hanno eliminato ogni esperienza cristiana dalla loro vita. Non sono diventati, però, più umani e spesso non hanno la forza di vivere. Tuttavia, Dio, attraverso Gesù – come nell’incontro con la Samaritana – cerca ancora questi suoi figli disperati e soli, e continuerà a cercarli fino alla fine. Dio è invisibile: “nessuno lo ha mai visto”, afferma la Bibbia, e così anche Gesù afferma che è un Dio nascosto, “un dono”, appunto, che non si dà agli intelligenti e ai grandi della terra, bensì ai piccoli, ai dimenticati e sfortunati, siano essi dentro o fuori della Chiesa.
Dio è dono ineffabile. Non possiamo parlare di lui con concetti e non possiamo spiegarlo con parole adeguate. Possiamo, però, parlargli e soprattutto Egli parla a noi. Dio è trascendente e gratuito: è amore libero e insondabile. Nessun uomo o donna resta lontano dalla sua tenerezza. A volte lo incontriamo nella nostra solitudine, come la Samaritana al pozzo di Giacobbe. E ciò significa che la nostra profonda solitudine può essere visitata solo da Dio. Nessuno può sostituirlo in questo. Egli è l’amico fedele che comprende e ascolta il nostro grido. Altre volte lo incontriamo nella nostra povertà, quando ci sentiamo minacciati dalla tristezza, dalla depressione. Egli è sempre là. Perché, allora, non invocarlo?
Quando tutto crolla intorno a noi e non riusciamo più a credere a niente e a nessuno, ci resta Dio. Se confidiamo in Lui, egli ci attira verso il bene e fa scaturire da noi una chiarezza interiore che è dono suo. In altre parole, dobbiamo ricordare quella verità affermata dal vecchio catechismo che molti di noi hanno imparato da bambini: « Dio è dovunque». È sempre, ed è in ogni cosa: nelle ore drammatiche o felici della nostra vita. Nessuno viene dimenticato dal suo amore di Padre.
Gesù ha comunicato tutto questo alla Samaritana perché Dio è un dono per chi lo scopre.
Chiediamo nella preghiera di oggi a Gesù di comunicare anche a noi quell’intima, intensa e profonda conoscenza del Padre che lui ha vissuto fin dentro la sua più disarmata e povera umanità. Amen.  

 

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